Città
Indenne da sovrapposizioni moderne, Egnazia conserva l’impronta dell’impianto urbanistico originario, in cui è possibile osservare i monumenti pubblici e religiosi realizzati nel corso del tempo.
L’età messapica segna la progressiva sistemazione di tipo urbano dello spazio insediativo, avviata tra la fine del IV secolo a.C. e il secolo successivo, quando l’abitato viene definito, oltre che difeso, da un’estesa cinta muraria, di cui resta soprattutto il ‘muraglione’ proteso nel mare sulla costa nord-occidentale. Tra l’età ellenistica e la prima età imperiale si organizza il vasto settore pubblico subito a sud della acropoli, definito a ovest da una piazza e occupato da edifici non sempre chiari nella funzione e nell’icnografia: i portici, il cosiddetto ‘anfiteatro’ e la basilica civile, con cui si delimita uno dei lati del foro. Un tracciato, identificabile quasi certamente con la via Minucia, attraversa l’intera città e distingue lo spazio pubblico dalle abitazioni e dagli ambienti produttivi posti a sud della strada, insieme a strutture di pubblica utilità come il criptoportico.
Nel periodo di Traiano su questa direttrice si imposta il tratto urbano della via che porta il nome dell’imperatore e diviene il fulcro di nuovi interventi pubblici, come il sacello dedicato alle divinità frigie Cibele e Siria e legato ad un culto fiorito ad Egnazia, come a Brindisi, per effetto dei contatti culturali stretti lungo le rotte commerciali con il Mediterraneo orientale.
Le basiliche paleocristiane, che riorganizzano l’area del quartiere residenziale più vicina alla Traiana e agli edifici pubblici, hanno costituito fino alle indagini recenti gli unici documenti, per quanto imponenti, del radicamento del cristianesimo e del prestigio economico della città tardoantica, sede vescovile tra le più importanti dell’Italia meridionale, attestata dalle fonti letterarie già agli inizi del VI secolo.